di Marta Cristofanini & Federica Calabria
Vivere con una disabilità fa sì che la maggior parte delle attività che una persona abile riesce a portare a termine con una certa facilità, diventino ostacoli, parte di una quotidianità più faticosa e a portata d’imprevisto.
In particolar modo la disabilità visiva rappresenta un fattore di rallentamento non indifferente, che rende potenzialmente più insicura l’esecuzione di diversi compiti quotidiani.
Basti pensare a semplici mansioni come cucinarsi un pasto in autonomia, impostare i programmi della lavatrice, pulire la propria casa, leggere dei documenti e/o delle bollette: tutte attività che richiedono un impegno extra se privati o limitati nell’impiego di un senso-guida come quello della vista.
Oltre a contare sull’aiuto occasionale di famigliari, amici e caregiver professionisti, è ragionevole pianificare lo sviluppo di strategie abilitative, in modo da rendere le persone il più possibile autonome.
In alcuni casi si possono introdurre tecnologie dotate di sintesi vocale; è il caso di alcuni ausili o applicazioni che aiutano a leggere, a scannerizzare etichette e documenti. Si può contare anche sull’aiuto di dispositivi come gli Echo-dot di Alexa o dell’assistente vocale per eccellenza degli iPhone.
Ci sono poi veri e propri percorsi di riabilitazione, forniti da enti, associazioni e fondazioni (come la Fondazione David Chiossone), con l’obiettivo primario di aiutare le persone ad abitare serenamente il proprio ambiente domestico. In questo caso, sono previsti dei protocolli dove ad ogni attività quotidiana corrisponde un procedimento strutturato, inizialmente monitorato da esperte/i in ausilio agli assistiti.
Possiamo suddividere alcuni degli interventi più comuni in:
modifiche ambientali: si ragiona insieme sui percorsi domestici e le disposizioni d’arredamento più utili a evitare potenziali incidenti, oltre a valorizzare i punti luce migliori a seconda della patologia visiva della persona;
strategie comportamentali: ogni azione pratica viene suddivisa in diversi step, in modo da renderla ripetibile in tutta sicurezza e autonomia; il focus consiste nell’imparare dove mettere le cose, in ordine, in modo che possano essere facilmente recuperate. Possono essere associati promemoria vocali e testi scritti in braille.
In generale, si nota nei soggetti affetti da disabilità una preferenza per le impostazioni “analogiche”, meccaniche degli elettrodomestici; si ha infatti una maggiore percezione di controllo e accertamento rispetto a una totale digitalizzazione. Inoltre, in tutte queste pratiche a cui abbiamo accennato, la memoria continua ad avere un’importanza strategica preponderante: segno che è sempre meglio mantenerla ben allenata.