di Marta Cristofanini
La sperimentazione nella casa adattata: un breve riassunto
Per circa 2 mesi, da aprile a giugno, 29 volontarie e volontari si sono offerti di interagire con Penny all’interno della casa adattata, per una sessione di due ore circa, ricevendo aiuto in diversi contesti. Grazie alla presenza delle operatrici della Fondazione Chiossone, gli anziani ipovedenti hanno approfondito le proprie difficoltà quotidiane tipicamente domestiche ed ottenuto suggerimenti personalizzati e calibrati per attività come ad esempio accendere i fornelli, pesare gli alimenti, leggerne le etichette, riordinare l’armadio. All’inizio e al termine dell’esperienza immersiva sono stati somministrati due diversi questionari, che hanno permesso agli sperimentatori di analizzare rispettivamente aspettative e risultati.
Un questionario a parte è stato fornito alle/ai caregiver accompagnatrici/ori; in questo modo sono state investigate la loro attitudine nei confronti della tecnologia digitale e la percezione riguardo l’autonomia e la sicurezza delle persone assistite. I 7 partecipanti al questionario sono tutte/i famigliari delle e dei volontarie/i.
Nel protocollo digitale si rileva l’andamento della sperimentazione secondo delle vere e proprie tappe: ad ogni stanza (cucina, camera da letto, salotto etc) corrispondono delle attività con l’assistente vocale, oltre alle strategie abilitative proposte dalle terapiste della Fondazione Chiossone.
L’assistente vocale offre diverse funzionalità (indicate dagli end user durante i focus group), allarmi che indicano che una porta è rimasta aperta o un elettrodomestico in funzione, la regolazione delle luci nei diversi ambienti, un programma dove poter registrare e tenere traccia in una cartella digitale del proprio stato di salute e sistemi di dialogo emergenziali proattivi (che si attivano nel caso di una caduta o di un’inattività sospetta). Questo è stato integrato da promemoria gestiti interamente in interazione vocale, ma anche da esercizi cognitivi per tenere allenata la propria memoria e conversazioni libere per qualsiasi tipo di curiosità che smorzano il senso di solitudine.
L’idea alla base del Progetto Ad'Agio è quella di offrire queste funzionalità specifiche per anziani e ipovedenti, in modo che risultino accessibili anche alle persone con meno dimestichezza tecnologica, coniugando semplicità e utilità. I questionari sono serviti a misurare questo potenziale gap tra interesse potenziale ed effettivo.
I risultati ottenuti
Questionario introduttivo
Dal primo questionario conoscitivo, somministrato prima dell’inizio della sperimentazione vera e propria, è emerso che 13 partecipanti su 29 (45%) hanno definito come prioritario il fattore di autonomia e 12 hanno posto in primis la sicurezza in casa (41%).
La metà delle persone coinvolte si definisce autonoma nella gestione del proprio spazio di vita (molto o del tutto 52%), mentre solo 4 degli intervistati dichiarano di essere poco autonomi (13%).
14 su 29 persone dichiarano di non aver effettuato adattamenti sino ad oggi in funzione della sicurezza (48% poco e per nulla). Sono invece 12 le persone che dichiarano di aver adottato soluzioni molto semplici (41%) per la propria sicurezza a fronte di 3 che hanno diversamente optato per il supporto continuativo o strategico di una badante o caregiver.
L’autonomia dichiarata è fondata su strategie (41%) e abitudini (37%), trattandosi di adulti con buona esperienza della casa e della gestione personale (spesso hanno acquisito la condizione di disabilità visiva in terza età) o in strategie specifiche che possono essere acquisite con i percorsi riabilitativi.
Più ridotto l’impiego dichiarato di ausili, sia di tipo analogico (10%) che high-tech (10%).
Il 51% dei partecipanti ha inoltre espresso il desiderio di approfondire l’utilizzo di ausili tecnologici.
Metriche comportamentali e metriche attitudinali nell’utilizzo
Attraverso la sperimentazione si è osservata l’abilità dei volontari nel compiere le diverse azioni richieste per operare con Penny (ricordare i comandi vocali, indossare lo smartwatch, ecc). L’analisi finale è confluita in una valutazione di successo globale pari al 71%, con percentuali più alte nelle attività vocali.
Per quanto riguarda invece la rilevazione post-sperimentazioni, ricavata dal secondo questionario, è emerso che la valutazione soggettiva sull’usabilità del sistema digitale (riguardo la facilità d’uso e la coerenza interna del sistema) ha ottenuto un punteggio pari a 80,21%, confermando quindi una buona risposta dei soggetti nei confronti della novità tecnologica.
Il risultato dell’analisi di gradimento di Penny è anche decisamente positivo, avendo registrato un punteggio pari all’87% (comprendente fattori come valutazione dell’esperienza, probabilità di raccomandazione a un amico e grado d’interesse per una soluzione di monitoraggio del proprio ambiente).
Infine, è stata valutata l’accettabilità generale della tecnologia sperimentata all’interno della propria quotidianità. In questo caso il punteggio finale è stato del 76%, delineando un’uguale distribuzione tra i rispondenti pienamente interessati (9 su 23), quelli moderatamente interessati e quelli neutrali, contando soli due rifiuti dichiarati.
La valutazione, su una scala Likert da 1 a 5, delle singole funzionalità ha dato punteggi soddisfacenti, soprattutto per quel che riguarda (in ordine decrescente):
I dialoghi per gestire le cadute e l’inattività con il conseguente avviso di soccorso;
La richiesta attiva d’aiuto (triggerata dall’utente);
I promemoria;
L’avviso automatico per il controllo delle porte degli elettrodomestici;
La stazione salute e il controllo di apertura per porte e finestre;
Gli esercizi cognitivi;
Il gioco delle domande e delle risposte libere (“Gioca con Penny”).
Questionario sulle aspettative del caregiver
6 caregiver su 7 hanno dichiarato che il famigliare a cui prestano assistenza vive autonomamente nella propria casa. I 7 caregiver sono famigliari dei soggetti partecipanti.
Il 43% trova molto autonoma la persona assistita, considerando l’ambiente in cui vive abbastanza (3 su 7) o molto sicuro (3 su 7).
Tre persone considerano urgente migliorare la sicurezza dei loro famigliari, mentre i restanti si dividono equamente sul miglioramento dell’autonomia e della semplicità delle soluzioni adottate.
Le tecnologie digitali non solo sono quelle su cui si fa più affidamento nell’espletare il ruolo di caregiver (riportato dal 43%), ma anche l’aspetto che si vorrebbe maggiormente approfondire (come dichiara il 57%), insieme al consolidamento delle abitudini nella routine quotidiana (43%).
6 persone su 7 non hanno ancora alcuna tecnologia di riferimento che utilizzano su base quotidiana nel loro lavoro assistenziale ma il 71% tra loro vorrebbe avere l’occasione di approfondirne l’utilizzo.
Anche la predisposizione dei loro assistiti sembra avere un trend positivo nei confronti della tecnologia: utilizzano smartphone, computer e assistenti vocali (Siri e Alexa in primis) con interesse e disinvoltura. Infine, 4 persone su 7 (il 57%) considerano assolutamente utili i progetti come AD’AGIO per migliorare la vita delle persone coinvolte.
Il futuro del Progetto AD’AGIO
La risposta dei partecipanti è stata indubbiamente positiva, provando il fatto che una casa adattata, con specifici accorgimenti ambientali, strategici e tecnologici, può essere alla portata di tutte e tutti, impattando positivamente la qualità della vita delle persone coinvolte, in particolare se anziane e in condizione di ipovisione.
Il progetto si è concluso con due applicazioni volontarie domiciliari del sistema di monitoraggio, dove si è messa ulteriormente alla prova qualche modifica progettuale (nell’utilizzo, ad esempio, di un dispositivo alla cintura piuttosto che al polso come lo smartwatch), provando a instaurare un dialogo con l’assistente vocale Penny più sul lungo periodo e adattando l’applicazione al proprio smartphone (sostituendo l’utilizzo dal tablet usato nella casa modello).
In generale si può affermare grazie ai risultati apportati dalle sperimentazioni che, nonostante il diverso livello di praticità ed esperienza con sistemi di monitoraggio ambientali e vocali, e un’ancora acerbo inserimento delle soluzioni tecnologiche disponibili nella gestione della propria autonomia domestica, i soggetti partecipanti hanno espresso curiosità e buona predisposizione.
I giudizi favorevoli all’utilizzo di strumenti come Penny sono collegati a una maggiore fiducia nel vivere la propria autonomia in sicurezza e serenità.